Speranze ed emozioni sensoriali

L’obiettivo del nuovo anno non dovrebbe essere quello di avere un nuovo anno. Piuttosto, dovremmo avere una nuova anima e un nuovo naso;

piedi nuovi, una nuova spina dorsale, nuove orecchie e nuovi occhi.
(Gilbert Keith Chesterton)

È finito. L’anno 2020, bisesto, è finito. L’infausto anno, caratterizzato da situazioni a cui non eravamo preparati, ha fatto emergere tutte le contraddizioni della nostra umana condizione. Lo stare in casa non ci ha fatto meglio vivere la famiglia né il distanziamento sociale ha fatto emergere i nostri lati positivi. Le nostre percezioni sono state, dai fatti, influenzate ed abbiamo vissuto le nostre emozioni in regime auto-assolutorio. Abbiamo dato giustificazioni, al ribasso, nella riscoperta di attività che appartenevano alle nostre nonne, dal fare il pane in casa, ai dolci o semplicemente al cucinare. L’anno passato ha ridotto le nostre creatività in tutti i campi, dal lavoro allo studio, dalla ricerca del bello alle quotidiane riscoperte dei nostri mondi culturali; tuttavia, in tutto questo l’Uomo è dotato di un meraviglioso strumento, chiamato cervello, che – nutrendosi di indizi – ci restituisce una fotografia di ciò che ci circonda ma che abbisogna di un costante allenamento per tradurre gli indizi ricevuti in informazioni che ci aiutano a vivere con consapevolezza.

Il 2021 potrà restituirci emozioni positive che ci consentiranno di riscrivere il quotidiano ma che dovrà essere coniugato in sequenze logiche di attività di Marketing che, esplorando le emozioni, ci restituiscano quella voglia di “fare” che la guerra pandemica di quest’anno ha appiattito, livellando anche le curve dei bisogni, in particolar modo quelli primari (come mangiare e dormire). La nostra fortuna è di vivere in Italia e vivere l’Italia, dove qualsiasi panorama, qualsiasi borgo, qualsiasi città, qualsiasi cibo è arte e cultura. Tutto dovrà essere declinato in maniera diversa, tutto dovrà solleticare emozionalmente il consumatore che vorrà riprendere le sue abitudini godendo di ciò che viene proposto.

Come alla fine di ogni guerra, anche se questa ancora non si è conclusa, bisognerà individuare percorsi che portino a dialogare in modo del tutto nuovo ciò che conosciamo affinché, paradossalmente, nulla di ciò che per noi rappresenta tradizione muti. Regalare emozioni è difficile ma costa poco: possiamo regalare emozioni se conosciamo i percorsi che ci conducono dagli stimoli alle percezioni; possiamo, e dobbiamo, essere innovatori delle nostre quotidianità, dando nuove chance ai nostri figli che già stanno vivendo un mondo peggiore di quello che noi abbiamo avuto e le innovazioni, banalmente, altro non sono che emozioni. Tutti noi possiamo essere parte attiva di un mondo da reinterpretare.

Pietro Aloisio