“La percezione sensoriale al tempo del Coronavirus”

Anche i virus in fondo sono nomadi.
(Roberto Calasso)

Il ‘900 è stato il secolo breve in cui il mondo ha conosciuto due guerre mondiali, un olocausto di persone mandate a morire nei campi di sterminio, un olocausto nucleare che cancellò in pochi secondi Hiroshima e Nagasaki. Il secolo scorso visse una crisi economica che fu prodomica agli sconvolgimenti degli anni successivi, però è stato il secolo delle grandi invenzioni, delle scoperte scientifiche, delle rivoluzioni dei pensieri e dei costumi. Il secolo che vide una fase di espansione economica, che in Italia definimmo “boom”, dove funzionava un ascensore sociale che portava chiunque nelle condizioni di affrancarsi da percorsi di povertà o indigenza. Il secolo scorso funestato da terremoti che facevano conoscere al mondo la grandezza dei Friulani nel ricostruire velocemente il loro passato per riappropriarsi del presente proiettandolo al futuro. Ma anche le vergogne dei terremoti del Belice, ancora non compiutamente ricostruito o dell’Irpinia. Il novecento in cui il cinema mondiale si produceva a Cinecittà dove Hollywood era solo un sobborgo di Los Angeles. Lo sbarco sulla Luna con la famosa frase di Neil Armstrong “questo è un piccolo passo per un uomo ma un gigantesco balzo per l’umanità”. Il secolo scorso ci ha lasciato grandi eredità e responsabilità ed il primo scorcio di secolo del nuovo millennio si è caratterizzato per essere “veloce”. Siamo un mondo interconnesso, globale, un mondo in cui in pochissimi secondi parliamo con persone dall’altra parte del pianeta. Globalizzazione, che dall’essere salvifica si è trasformata in un vicolo, stretto e tortuoso, bloccando i processi di crescita della maggioranza degli uomini. Ed ancora terrorismo e guerre con il solo obbiettivo di controllo delle menti e arricchimenti facili per una sparuta minoranza di persone che detengono il 90% delle ricchezze globali. Tutto questo, con una velocità incredibile, è stato messo in discussione dal minuscolo e pericoloso Coronavirus mettendo in ginocchio l’intero mondo dove l’Italia, già macerata da una crisi economica mondiale, è stato il primo grande paese occidentale a doverlo fronteggiare. Ma quanti hanno avuto la percezione di quello che gli stava capitando addosso, quanti sono stati capaci di avvertire nell’immediato il pericolo. La risposta è pochi perché poco allenati a riconoscere situazioni di pericolo attuale, immediato e concreto. Le grandi stagioni dell’umanità sono venute uscendo da periodi bui si trattasse del medioevo o del nazismo. Il Rinascimento italiano pose l’uomo al centro del mondo e si avviò ad un periodo di bellezza culturale che ancora resiste ma vorremmo si perpetuasse. Il mondo all’indomani del Coronavirus non sappiamo cosa sarà e come sarà ma, ci auguriamo, possa esserci una nuova alba per l’uomo dopo la lezione che stiamo subendo da una pandemia che non distingue il ricco dal povero, l’occidentale dall’asiatico o dall’africano. Un virus che ci ha reso tutti simili nella nostra inadeguatezza, una sorta di livella attingendo al ricordo di Totò del secolo scorso. Ciascuno di noi dovrebbe tirare fuori le migliori risorse per immaginare un futuro post Coronavirus. Tutto riprenderà come sempre? Mi auguro di no, mi auguro che questa esperienza possa scuotere le coscienze di chi, vivendo in un mondo virtuale, ha perso di vista l’obiettivo principale dell’essere umano…”Essere Umano”. In un paese in cui abbiamo avuto paura della disperazione degli altri ed abbiamo avuto nostri connazionali confinati in navi da crociera, non barconi, con i divieti di sbarco. Siamo passati dall’avere paura dell’altro, all’altro che ha paura dell’Italiano. Abbiamo cercato una solidarietà internazionale ma abbiamo capito che dovevamo iniziare da soli, dovevamo semplicemente essere italiani e dimostrare al mondo che per un certo periodo ci eravamo distratti dall’essere faro importante per l’umanità. Il mondo, all’indomani del Coronavirus, non potrà più essere lo stesso. Dovrà essere costruita una nuova forma di convivenza non solo sociale ma anche economica, il liberismo disordinato ed imperante, dovrà essere rivisto, dovrà rispondere all’esigenze dei singoli e non all’astrazione del mercato. Dovremo misurare e pesare le competenze e i relativi emolumenti a ciascuno. Il Coronavirus ci ha fatto capire che non sono i vari campioni di calcio milionari a curarci e salvarci ma medici ed infermieri, con stipendi ridicoli in rapporto alle competenze e professionalità che mettono in campo. Andrà tutto bene…
“Nessun effetto è in natura sanza ragione, intendi la ragione e non ti bisogna sperienza”.
(Leonardo da Vinci)

Pietro Aloisio